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La presentazione dei lavori di restauro della Grotta degli animali
Passeggiate d'autore: "Claudio Tolomei, umanista del Cinquecento"
Andrea de Rosa
Il presidente della Repubblica nella Sala delle Pale

no global (o no-global)*


journalism
2001

Definizione: contrario, che si oppone alla globalizzazione.
Si tratta di una locuzione inglese composta da no 'contro' e l'aggettivo global 'ciò che è globale, la globalizzazione', diffusasi in tutto il mondo e documentata nella lingua italiana almeno dal 2001 (DISC). L'aggettivo inglese global 'relativo alla sfera' e 'considerato complessivamente, generale', assume la nuova accezione di 'mondiale, planetario', attraverso la polirematica global village 'villaggio globale' coniata dal sociologo canadese Mc Luhan (con prima attestazione in inglese nel 1960).
In italiano la locuzione ha funzione sia aggettivale (es. "i movimenti no global") che sostantivale (es. "i no global"), sempre invariabile. È ormai acquisita in italiano, e attestata nei vocabolari dal 1995, un'altra locuzione che presenta la stessa forma di no global, no profit (variante ormai diffusa dell'inglese non profit): l'immediatezza con cui queste formazioni riescono a trasmettere il significato che veicolano, ne garantisce successo e veloce diffusione non solo nei mezzi di comunicazione di massa, ma nell'uso comune. Si impone poi il richiamo al libro di Naomi Klein, No logo (Baldini&Castoldi, 2001), definito dal New York Time "la bibbia dell'antiglobalizzazione", il cui titolo presenta lo stesso tipo di formazione con no 'rifiuto' accostato al sostantivo logo nel senso di 'griffe': per l'autrice infatti la lotta alla globalizzazione inizia dal rifiuto delle griffe, dei marchi industriali attraverso i quali le grandi aziende, soprattutto le multinazionali, tendono a omologare il gusto comune e il linguaggio di tutta l'umanità, considerata solo come un insieme di consumatori. 
No global ha inizialmente indicato il Popolo di Seattle, organizzazioni, movimenti, persone che hanno partecipato alla Conferenza di Seattle del 1999 il cui obiettivo era quello di fissare regole per il commercio mondiale; oggi sono gli stessi no global a precisare che la loro protesta non è "contro la globalizzazione", ma per una globalizzazione diversa, più solidale, che non sfrutti economicamente i paesi in via di sviluppo, che tenga conto della molteplicità delle culture e non tenda ad omologare i modelli di vita di tutti gli abitanti del nostro pianeta sul modello occidentale.
Gli obiettivi comuni a tutto il variegato movimento no global, composto, per la parte italiana, da associazioni cattoliche, pacifiste, solidaristiche cui si aggiunge il Laboratorio dei Disobbedienti (costituito da centri sociali e altre strutture della sinistra antagonista), sono stati esposti nel manifesto approvato a Porto Alegre il 4 febbraio 2002: annullamento del debito dei paesi poveri, istituzione della Tobin Tax (tassa sugli scambi di valuta), abolizione dei paradisi fiscali, protezione dell'ambiente e della biodiversità, opposizione alle privatizzazioni, sostegno ai diritti dei lavoratori, alla parità tra uomo e donna, diffusione della democrazia nel mondo, condanna del terrorismo e della guerra (dopo l'11 settembre hanno dato vita ad un movimento pacifista).
Tutto questo e molte altre sfumature racchiude la locuzione no global e i due slogan che accomunano tutte le componenti del movimento sono: "Un altro mondo è possibile" e "Un altro mondo è in costruzione", "un'altra Europa è possibile" "contro il neoliberismo, la guerra e il razzismo" all'insegna dei quali si sta svolgendo il Social Forum di Firenze (6-9 novembre 2002).
Attestazioni

Attestazioni lessicografiche
DEVOTO-OLI; DISC
[a cura di Raffaella Setti]

7 November 2002